Pontecagnano, bruciato lo stabile di due migranti: “Ennesima violenza gratuita in una zona degradata”

Fiamme lungo la litoranea di Pontecagnano che hanno visto coinvolto uno stabile con la copertura in amianto che fuma da due giorni nell’indifferenza totale.

A domare il rogo l’intervento dei vigili del Fuoco ma a rendere ancora più drammatica la situazione è la tragedia sfiorata. Infatti, c’è stato un tentativo di attentato a due migranti.

Il tutto è avvenuto alle ore 13 del 9 giugno, in pieno giorno, con la baracca adibita ad abitazione che prende fuoco e con i presenti che hanno allertato vigili e carabinieri. Nell’attesa i due nordafricani, con regolare permesso di soggiorno, residenti nella baracca, vengono avvertiti dell’incendio dai vicini e subito si precipitano sul luogo del rogo per entrare in casa e staccare coraggiosamente le bombole del gas, portandole via per evitare ulteriori danni.

A raccontare e criticare l’accaduto ci pensa Luana Moccia, presidente dell’associazione Mistral, che vive quotidianamente la realtà del litorale di Pontecagnano: “Si è segnato un punto di non ritorno circa la totale assenza delle istituzioni nel territorio della litoranea. Il terreno, come tanti altri in zona, è di proprietà della Curia e purtroppo come da prassi negli ultimi decenni, i titolari dei contratti hanno costruito case abusive con eternit e senza alcuna tutela, che usano come camerate per persone migranti. – racconta Luana – Nell’abitazione in questione infatti, ai soggetti che vivevano all’interno era stato imposto di versare 1000 euro a luglio e 1500 euro ad agosto, oltre che un tasso di corrente pari a 90 centesimi a kilowat. Al rifiuto dei soggetti di elargire tale somma, cifre molto più grandi rispetto al normale fitto pagato regolarmente, sono partite minacce e atti intimidatori. Della situazione noi come associazione abbiamo subito iniziato attività di assistenza e informato da subito la parrocchia Sacro Cuore e le forze dell’ordine”

A fare rabbia non è solo il tentativo di vendetta verso delle somme non pagate ma l’omertà che sembra ormai regnare costante in queste zone:

“La cosa più triste è che i vigili non sono arrivati sul posto, nè hanno sottoposto l’area a sequestro, sopratutto per la presenza dell’amianto surriscaldato che ad oggi emana ancora sostanze pericolose. Le persone che vi abitavano hanno perso tutto. Noi ci siamo recati in caserma insieme al parroco don Paolo Carraro, proprietario del terreno, e abbiamo testimoniato ciò che era accaduto auspicando giustizia , ma nulla si è mosso – racconta ancora Moccia – Abbiamo atteso che i vigili, informati a mezzo pec e telefonicamente, contattassero l’ASL per la messa in sicurezza dell’area.. ma nulla. Il titolare del terreno ha messo almeno un lucchetto chiudendo l’area che è rimasta così. Dov’e lo Stato? O meglio esiste lo stato di diritto in questa parte di città? Se la risposta è si bisogna prendere immediatamente delle posizioni a riguardo, punire chi ha sfruttato persone per abuso di posizione dominante. Da parte nostra abbiamo denunciato presso urti gli Enti di riferimento e se ci troveremo obbligati faremo l’esposta in procura, questo è un punto di non ritorno”

Sull’accaduto è intervenuto anche il proprietario del terreno e gestore della parrocchia Sacro Cuore di Gesù in Farinia, Don Paolo Carraro:

“Ciò che è accaduto in litoranea è l’ennesimo atto di violenza gratuita verso i nostri fratelli immigrati. Come parroco, seguendo le orme del servo di Dio, padre Beniamino Miori, primo parroco di Piccipla, non mi fermerò mai nel dare voce a queste persone e ai tanti nostri cittadini che soffrono in una zona degradata. Chi sa parli e denunci tutto alle autorità competenti”

“Bisogna condannare i comportamenti che ledono la dignità di persone in quanto esseri umani, le tutele per realizzarsi devono essere applicate da chi ha il compito di farlo. In questo periodo storico il mondo ci chiede un cambiamento e noi abbiamo intenzione di cambiare le cose partendo dall’azione e non dal complice silenzio”, chiosa Luana Moccia.

Ancora una volta una storia drammatica che arriva dalla litoranea dei paesi a Sud di Salerno, una zona che negli anni è stata cavallo di battaglia di tantissime campagne elettorali ma che da 20 anni a questa parte ci ricorda ogni estate quanto le parole si perdano nel tempo dinanzi a fatti di questo genere.

Filippo Folliero

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