Le primarie del Partito Democratico sono un evento importante perché innanzitutto è l’esplicazione di una metodologia democratica (nonostante i due euro) ed inoltre il risultato di esse si rifletterà anche a livello locale.
Il sostegno di un candidato piuttosto che ad un altro porteranno alla luce le divisioni e soprattutto la vittoria di un candidato rispetto ad un altro rifletterà sull’assetto organizzativo del partito locale.
Il centrosinistra è uscito con lo stesso risultato, non beneficiando, in termini di voti, della politica di ferma opposizione compiuta in Parlamento. La risposta alla continua discesa sono state le dimissioni di Maurizio Martina e l’indizione delle primarie.
Data fissata per il tre marzo, a ridosso di un grande appuntamento elettorale ossia le europee.
Una mossa non sprovveduta ma ben ponderata per riunire il popolo del centrosinistra. Nelle scorse elezioni il popolo del Pd in parte è “fuggito”, maggiormente, in favore del Movimento Cinque Stelle.
Ora (secondo i principali sondaggi) gli ex elettori del centrosinistra vorrebbero una formazione nuova in termini personali. Nuovi profili. Si vuole superare quello che è stato per un quinquennio il “renzismo”.
I candidati per la carica di segretario sono sette:
– Nicola Zingaretti che copre dal 2013 la carica di governatore della regione Lazio, distintosi per una politica attiva nel campo dei trasposti e della sanità, apprezzato dai laziali tanto da riconfermalo (seppur con difficoltà in termini percentuali);
– Maurizio Martina, ex segretario, ex ministro dell’agricoltura, diplomatico e coraggioso, ha preso le redini di un partito democratico che ha attraversato (e sta attraversando) il suo momento più difficile;
– Dario Corallo un giovane trentenne promette un cambio di rotta e l’affermazione dei valori della sinistra che si sono dimenticati in questi anni. La sfida è difficile
– Cesare Damiano, ex ministro del lavoro del governo Prodi; la centralità della sua campagna è sulla materia del lavoro e delle pensioni
– Francesco Boccia; economista, sta formando i comitati #aporteaperte, proponendo di liberare il partito dagli apparati.
– Marco Minniti il ministro più amato del governo Gentiloni, infatti con risolutezza ha affrontato i problemi dell’immigrazione (abbandonando l’eccessivo buonismo di sinistra);
– Maria Salandino, calabrese, si ritiene l’unica candidata capace ad unire il partito democratico, superando il correntismo.
Tanti candidati, si presume che prima della data delle primarie i candidati diminuiscano. Sarà una sfida importante e soprattutto una tappa fondamentale per affrontare le prossime occasioni elettorali, in primis europee e chissà poi le nazionali.
Secondo voi, chi tra questi candidati potrebbe essere il più consono rispetto alla politica locale? Chi è il profilo che idealmente potrebbe dare una mano per rilanciare l’immagine del centrosinistra?
Cosimo Nigro