Referendum abrogativo sulla Cannabis e lo storico risultato di oltre mezzo milione di firme

Il referendum Cannabis, promosso dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani, ha come obiettivo principale quello di regolamentare l’uso della Cannabis.

Appare opportuno precisare che la formulazione di un quesito referendario deve sottostare alle limitazioni previste dalla legge di attuazione che come per tale materia riguarda una legge di attuazione di accordi internazionali. Di fatto non si può legalizzare la Cannabis attraverso un Referendum ma con esso di aprirebbe la strada in direzione di una sua regolamentazione e dunque “legalizzazione”. Il quesito referendario già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, interverrebbe sugli artt. 73 e 75 del D.p.R. 309/90, che dunque costituisce la base di riferimento se si andrà a votare, incidendo sui seguenti tre aspetti:

– abolisce il reato di coltivazione di cannabis, attualmente previsto dal Testo Unico sugli stupefacenti (tecnicamente ciò avviene eliminando la parola «coltiva» dall’elenco delle condotte vietate);

– cancella le pene detentive previste per questa condotta, che oggi consistono nella reclusione da due a sei anni;

– elimina la sospensione e il ritiro della patente di guida (o il divieto di conseguirla) per chi coltiva cannabis, ma non per chi si mette al volante sotto l’uso di tale sostanza.

Tale risultato rappresenta un evento straordinario, come ribadito dagli organizzatori principali, non solo per il delicato tema affrontato, ma perché si inserisce in un solco di continuità con i continui impulsi sia della Corte Costituzionale, che degli orientamenti giurisprudenziali, come ribadito nella sentenza che ha assolto Walter De Benedetto, e nella Sent. delle Sezioni Unite penali della Cassazione n. 12348/20 che ha ritenuto ammissibile dal punto di vista penale, la coltivazione domestica svolta in maniera rudimentale (senza una predisposizione sofisticata di mezzi e strutture), con un limitato numero di piante e finalizzata al solo consumo personale.

Il referendum indetto per rendere la cannabis legale è di tipo abrogativo, cioè – come previsto dalla Costituzione – interviene per eliminare una norma di legge, o una parte di essa, già esistente.

QUALI SARANNO GLI EFFETTI DEL REFERENDUM? – Il referendum sulla cannabis legale, come premesso, interverrà contemporaneamente su due diversi fronti: sul piano penale, eliminando il delitto di coltivazione illecita di questa pianta e le correlative sanzioni detentive: si determinerà una depenalizzazione per coloro che coltivano piante di marijuana, purchè sia per il proprio consumo personale, in quanto la coltivazione a fini di spaccio rimarrà punibile. Mentre altra novità riguarda il versante amministrativo, in quanto il referendum determinerebbe l’abrogazione della sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente per chi detiene sostanze psicotrope o ne fa uso personale, ma restano salve le altre sanzioni amministrative.

Ma gli effetti si rinvengono anche sul versante economico in quanto sono stimati 8 miliardi di entrate nelle casse dello Stato, 2 miliardi di risparmio dei costi della giustizia all’anno che potrebbero essere reinvestiti per abolire Imu, canone Rai, abbassare l’IVA ed incrementare i finanziamenti per tanti settori, ad esempio per le Università e la Ricerca, installare pannelli fotovoltaici, costruire strutture ospedaliere e di cura. Inoltre, legalizzare non abbatte solo il mercato nero e incontrollato gestito dalla criminalità organizzata ma ne abbatte anche il consumo stesso della Cannabis.

ITALIA E RESTO DELL’UE – Il nostro Paese ha le leggi più repressive d’Europa in materia di droghe che nell’ 80/90 % dei casi colpiscono proprio la Cannabis.

Gli imprenditori della Cannabis legale sono trattati alla stregua di spacciatori ed i malati che ne hanno diritto devono talvolta rivolgersi al mercato nero per poterne usufruire. Nonostante infatti, la cannabis terapeutica sia legale e normata, si subiscono ancora oggi le conseguenze nefaste di una ideologia punitiva e proibizionista. Molti Paesi dell’UE hanno già da tempo regolamentato il consumo della Cannabis, con leggi più o meno permissive ma che mirano ad un denomiatore comune: una regolamentazione del settore.

L’Olanda è l’unico Paese che ha tolto la pena sul possesso, la vendita, il trasporto e la coltivazione della cannabis; può infatti essere venduta e consumata in luoghi specifici e autorizzati, come i coffee shop. In tal modo si eviterebbe anche il rischio di consumare sostanze più dannose della cannabis stessa.

In Spagna è legale coltivare o fumare cannabis all’interno delle mura domestiche, mentre non lo è trasportarla o fumarla in luoghi pubblici. Infatti, vi sono i Cannabis Social Club che sono stati introdotti da ENCOD, “European Coalition for Just and Effective Drug Policies”, ovvero una rete di organizzazioni non governative europee di cittadini che si occupano dell’impatto delle politiche internazionali sulla droga. Ha come scopo quello di difendere il diritto dei cittadini di consumare determinate sostanze in modo sicuro e di sensibilizzare sulla coltivazione per uso personale. Durante gli ultimi due decenni, Encod è cresciuto fino a diventare una piattaforma con centinaia di membri, tra cui organizzazioni, aziende e cittadini che vogliono porre fine alla guerra della droga. Ogni “socio” deve disporre di una tessera per poter accedere.

Il Portogallo nel 2001 ha depenalizzato l’utilizzo di ogni genere di droga ma c’è il rischio di essere arrestati se la detenzione di stupefacenti supera il fabbisogno individuale. In Svizzera la vendita e l’utilizzo di droghe leggere è illegale, il possesso è stato depenalizzato e la coltivazione è legale in alcuni cantoni. In Belgio pur rimanendo illegale sono stati depenalizzati il possesso e la coltivazione, a patto che la pianta coltivata sia femmina.

Tornando a casa nostra, quando la raccolta firme era stata annunciata, sembrava impossibile raggiungere il risultato. Ora si può guardare al futuro con un occhio diverso, con la politica che non potrà ignorare la democrazia e con i singoli politici che non potranno di dire che la cannabis non è un priorità per il nostro Paese, per tutte le motivazioni di cui abbiamo parlato qualche riga più su.

Giusy De Angelis

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