Salerno, post Universiadi: il paradosso dell’unica struttura idonea… l’importante è stato partecipare

Quest’estate la Campania è stata scelta come sede della 30esima edizione delle Universiadi. Si tratta, per chi ancora non ne avesse sentito parlare, dei Giochi Olimpici degli atleti universitari che sono iniziati il 3 luglio e sono terminati il 14 luglio con un’appariscente ed anche contestata manifestazione di chiusura allo stadio San Paolo di Napoli.

Si è prevista la partecipazione di 120 paesi del mondo, 29 dei quali europei. Gli atleti sono giunti dagli Stati Uniti ma anche da centro e sud America, ci sono stati atleti dell’estremo oriente con Cina, Giappone, Filippine, compreso le lontane Isole Vergini, Haiti e Trinidad e Tobago. Atleti sono arrivati dalla Malesia, dall’Uzbekistan e dai paesi africani (fra gli altri il Malawi). Presente anche l’Oceania con Nuova Zelanda e Australia.

Per questa manifestazione sportiva multidisciplinare, seconda per importanza solo ai Giochi Olimpici, è stato previsto  in Campania l’arrivo di 10.000 persone, fra atleti, allenatori, preparatori e staff. Le gare si sono tenute in tante città della Campania ma Salerno ha ospitato solo le partite di calcio nei giorni 3 e 13 luglio allo stadio Arechi, evidentemente unica struttura sportiva funzionante, idonea allo scopo, tale da garantire gli standard richiesti.

UN SOLO IMPIANTO A DISPOSIZIONE – E’ un peccato perché quando si sbandiera Salerno come città turistica chi la amministra dovrebbe pianificare e realizzare gli impianti e le infrastrutture che sono necessari per ospitare turisti ed eventi sportivi di questa importanza.

Eppure una volta a Salerno si contavano diverse piscine pubbliche o finanche a gestione privata, campi da tennis accessibili, piste di atletica leggera e corsa frequentate da appassionati sportivi e professionisti speranzosi.

Qualcosa deve essere successo se la città di Salerno non è riuscita a garantire impianti sportivi di qualità dove avrebbero potuto esibirsi gli atleti della pallavolo, della pallanuoto, della pallamano, della scherma, sports che fino a qualche anno fa hanno dato lustro alla città ed ai salernitani.

E’ quindi lecito chiedersi… dove vanno a fare sport i giovani, e i meno giovani?  a Salerno c’è ancora qualcuno che fa sport sul serio? A Salerno, forse, non ci sono strutture adeguate? Ed allora come mai? Solo quest’ultima domanda ha una risposta evidente. Se ce ne fossero state di strutture adeguate gli studenti internazionali sportivi si sarebbero esibiti anche a Salerno.

Forse la crisi si vede anche da questo, mancano i soldi per investire in impianti sportivi, non ce ne sono per asili, rimodernamento delle strade, dei giardini, adeguamento alla norme di sicurezza delle scuole, figurarsi per l’attività sportiva  che è un semplice passatempo che si può anche evitare.

SALERNO NON E’ UNA CITTA’ PER SPORTIVI – E’ difficile amministrare un territorio, gestire le priorità, allocare le risorse e portare a termine i lavori. Ma, se chi amministra si ricordasse che l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera lo sport e l’attività fisica come una terapia preventiva alla malattia, sono certo che si investirebbe nell’impiantistica sportiva per contribuire ad evitare alla comunità territoriale obesità, infarti, osteoporosi e finanche stress e le patologie correlate. E la mente? Certo non si può separare la mente dal corpo, anzi già Giovenale scriveva ‘mens sana in corpore sano’.

Chi fa sport vede il suo bagaglio di grassi dileguarsi poco a poco ma vede anche crescere la sua autostima, vede ridursi il livello di dolore fisico, si sente più felice perché l’attività fisica genera una sensazione di appagamento. Con lo sport si alleviano le tensioni muscolari e quindi va via lo stress e si riduce l’ansia; l’attività fisica facilita il miglior funzionamento del cervello e quindi delle capacità cognitive.

Considerare lo sport un semplice passatempo è sbagliato, non investire i nostri soldi  in strutture ed impianti sportivi è una scelta sociale e politica nociva al benessere di ognuno di noi e pesa sulla bilancia dei costi pubblici.

Ora saluto tutti, ho la mia consueta corsetta in campagna perché voglio vivere cento anni e lo auguro ad ognuno di voi.

Carlo Ceresoli

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