Per chi non avesse colto la citazione, che potete riprendere cliccando qui, una volta i gruppi Facebook erano davvero un luogo ‘ganzo’ dove poter condividere con gli abitanti della propria città ricordi e abitudini.
SEI DI… SE – Per i più giovani o per chi lo avesse rimosso, dovete sapere che i gruppi Facebook delle singole città, nacquero in origine come luogo virtuale dove condividere con gli altri utenti momenti della storia delle città: ad esempio “Sei di… se hai mangiato almeno una volta il panino da..” o “Sei di.. se il giro in piazzetta era d’obbligo” e ancora “Sei di.. se conoscevi…” e via dicendo.
Tutti nelle nostre città abbiamo dei luoghi che ogni abitante ha frequentato almeno una volta ed è proprio nell’agorà virtuale dei gruppi Facebook che prendevano vita i ricordi. Poi, non si è capito come e quando, qualcuno come per Babilonia ha deciso di frammentare questi gruppi in tanti argomenti e sottogruppi differenti, tanto da portare addirittura a ‘scissioni’ tra i gruppi spesso dovute a causa della censura che nel tempo i vari amministratori hanno iniziato ad esercitare nei loro gruppi, ognuno apparentemente secondo il suo credo.
CENSURA E CONVINZIONE DI POTERE – All’inizio erano semplici e giuste regole per far andare avanti un dibattito civile, poi qualcosa è cambiato. Infatti (non tutti fortunatamente) chi gestisce i gruppi ha iniziato a sentirsi inebriato di quel finto potere che solo i social possono dare. Gruppi composti da migliaia di persone dove ogni post, ogni frase, ogni foto riceve centinaia di interazioni. Una gallina dalle uova d’oro a livello comunicativo non trovate? Ed ecco perchè col tempo anche gli amministratori dei gruppi si sono divisi tra chi ha continuato a fare candidamente quello che aveva sempre fatto e chi addirittura sul proprio profilo Facebook porta nella didascalia dei lavori “Gestore del gruppo Sei di.. se” e generalmente sono quelle persone che gestiscono gruppi di una città ma ‘Privati’, praticamente un controsenso già in questo dato che il gruppo di una comunità dovrebbe essere pubblico.
UN VERO LAVORO? – Il problema, a nostro avviso, non è neanche di chi gestisce ma di quello che non si vede. Infatti, come ci racconta Roberto (nome di fantasia) che è tra gli amministratori di un gruppo della provincia di Salerno, spesso i gestori dei gruppi sono stati contattati dalle amministrazioni e dai politici della loro città per indirizzare le informazioni che leggono migliaia di cittadini:
“Qualche anno fa sono stato avvicinato da alcuni consiglieri della mia città che mi hanno chiesto di non approvare o eliminare post e articoli di persone a loro antipatiche o rivali. Rimasi fuori dai panni a questa richiesta, qualcuno di loro voleva darmi anche la solita 50 euro – spiega Roberto – non riuscivo a credere che qualcuno volesse pagare per pilotare un gruppo Facebook. Cioè non è la vita vera, ma so per certo di altre persone che si fanno pagare puntualmente e che addirittura presenziano agli eventi istituzionali e politici della propria città in qualità di Amministratore del gruppo Facebook. Ma davvero?”
Ecco perchè oggi è difficile trovare giovani che interagiscono e gestiscono gruppi sul social network blu, perchè purtroppo anche queste realtà virtuali sono state contaminate. Da luoghi di ritrovo per ricordare insieme, a luoghi dove sfogare le proprie frustrazioni più represse. Gli stessi che poi criticano ad esempio Instagram e Tik Tok.
E voi cosa ne pensate del declino dei gruppi Facebook? E secondo voi, quanti amministratori dei gruppi dove proveremo a condividerlo accetteranno questo articolo?