Torniamo a parlare di cannabis ma lo facciamo, come sempre, alla nostra maniera.
Si, perché generalmente le notizie che siamo abituati a sentire/leggere durante il periodo estivo su questo tema, sono per lo più fatti di cronaca riguardanti coltivazioni illegali di cannabis e conseguenti arresti.
Partendo dalla situazione cannabica italiana, durante questa emergenza da Covid-19, la quarantena ha sicuramente fatto crescere in maniera vertiginosa la vendita di “marijuana light”: “light” perché priva di THC, il principio attivo psicoattivo responsabile del cosìddetto “sballo”, ma con alte quantità di un altro cannabinoide altrettanto importante, il cannabidiolo CBD.
BOOM DURANTE IL LOCKDOWN – L’impossibilità di scendere di casa e potersi rifornire illegalmente, alimentando di fatto il mercato nero e le narcomafie, ha fatto sì che gli ordini online di cannabis light spiccassero il volo, fino a quadruplicare i guadagni delle aziende produttrici. Specie quelle italiane.
In Italia non abbiamo ancora una legge ad hoc che regolamenti questo mercato, aperto da qualche anno grazie all’intuizione di alcune aziende, che hanno sfruttato un cavillo della legge sulla produzione di canapa industriale: di fatti la cosiddetta cannabis light, non è altro che canapa industriale destinata alla vendita “ad uso tecnico”, realizzata con tutte quelle tecniche di coltivazione necessarie a garantire il massimo della qualità e delle resa del prodotto finito, ovvero delle infiorescenze… i fiori!
Pensateci: cannabis “legale a metà” e già crea posti di lavori ed introiti. Basterebbe l’applicazione di questo semplice ragionamento per favorire lo sviluppo di questo mercato ancora acerbo, regolamentarlo, e magari aprirlo anche alla normale cannabis, come si fa quasi ormai in tutto il mondo.
E invece no…
IL CLAMOROSO DIETROFRONT – Una notizia degli ultimi giorni, recentemente confermata, ci dice che l’Unione Europea sta pensando addirittura di bandire anche il CBD ed inserirlo nella tabella degli stupefacenti, perché da considerare “sostanza drogante”. Eppure, secondo la scienza, il CBD non ha effetti psicoattivi se non in combinazione con gli altri cannabinoidi, riuscendo addirittura a mitigare e regolare gli effetti “stupefacenti” del famoso THC.
Come si è arrivati a questo ipotesi?
Tutto è partito dall’intenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di riclassificare come stupefacente tutta la cannabis: l’appuntamento è infatti fissato per questo Dicembre, dove i 53 Stati membri dell’OMS sono chiamati ad esporsi sul destino della cannabis, dei suoi utilizzi e dei suoi derivati, al fine di conferire a tutti gli Stati delle linee guida più chiare da seguire in materia di legislazione sul tema.
L’Unione Europea, che essendo una conglomerata di paesi non avrà la possibilità di esprimersi all’interno dell’OMS, se non per ogni singolo stato, in questi mesi si è riunita più volte per deliberare un parere preliminare alle decisioni che poi saranno prese a Dicembre da tutti gli Stati membri. Da queste riunioni la Commissione dell’UE ha deliberato che non c’è alcun bisogno di riclassificare la cannabis e che il CBD dovrebbe essere inserito nella tabella degli stupefacenti, così come il THC,
Proprio l’UE lo scorso anno aveva deliberato la possibilità di inserire il CBD anche tra i cosiddetti novel food, cioè i nuovi alimenti o i nuovi ingredienti alimentari, disciplinati dalla legilazione alimentaria comunitario. Moltissime aziende, alla luce di queste nuove delibere, avevano da subito messo in moto la propria macchina burocratica per poter intraprendere nuove strade di trasformazione dei loro prodotti vegetali cannabici (pasta, farine, olio, integratori alimentari ecc).
Un incredibile dietro front, che mette moltissime aziende italiane produttrici di cannabis legale sull’orlo di un precipizio, motivato sicuramente non dalla volontà di tutelare la salute dei cittadini (altrimenti da domani dovrebbero ordinare la chiusura di bar e tabacchi… ) ma di lasciare il mercato di cannabis e derivati esclusivamente nelle mani delle case farmaceutiche.
La battaglia tra la libertà e il dio denaro continua.
Carmine Buccella