Vito Caporale e i ‘Baraonna’, tra Sanremo e Pino Daniele: “Eboli la mia infanzia, la mia scuola, il mio ‘rugby’ di vita”

Forse qualcuno di voi avrà sentito parlare de “I Baraonna”, un gruppo musicale che ha visto il suo periodo di massimo splendore intorno alla metà degli anni 90.

Originari di Eboli,  si tratta di un quartetto vocale italiano che ha fatto delle contaminazioni musicali il suo tratto distintivo, facendo convivere il blues, la musica d’autore, lo swing, la tradizione partenopea e il jazz in uno stile fortemente riconoscibile e unico nel suo genere.

Vito, Rosella, Angela, Serena e Delio Caporale sono artisti poliedrici e dotati di grande spessore culturale ed umano. Ma, soprattutto sono tutti fratello e sorella. Abbiamo avuto il piacere in questi giorni di chiacchierare con Vito, che ci ha rivissuto un po’ le tappe della sua carriera partendo dalla sua città, Eboli, seguendo tutto il percorso fino ad arrivare ai giorni nostri.

“Eboli è dove abbiamo vissuto la nostra infanzia, dove siamo andati a scuola e ci siamo interfacciati per la mia prima volta con il mondo. Devo dire che è stato il mio ‘rugby di vita’, per usare un eufemismo”, ricorda Caporale.

Il nome del gruppo “Baraonna” – ci racconta Vito – nasce dalle tradizioni napoletane. Infatti, un giorno Rosella sfogliando un dizionario in dialetto napoletano decide di scegliere questo nome per onorare le loro origini campane. La passione per la musica è stata tramandata sin da piccoli, grazie alla contaminazione musicale avuta in casa dai genitori, Diana Fulgione e Fulvio Caporale, che sono riusciti a perseguire quest’arte con tanto amore.

Il gruppo si considera un insieme di quattro anime, fratelli congiunti e dediti all’unione ed alla famiglia: “Quando siamo insieme e uniamo le nostre passioni, siamo come un ingrediente speciale. Un qualcosa che si può ottenere solo combinandoci tra noi”, racconta Vito.

SANREMO, BAGLIONI, PINO DANIELE – Il punto più alto della carriera arriva negli anni 90′, con la partecipazione al Festival di Sanremo del 1994 l’esordio è sul palcoscenico dove il gruppo riceve il Premio della Critica, per il Miglior Arrangiamento e il Premio Popolarità Tv. Le collaborazioni artistiche sono state tantissime, con Pino Daniele e Claudio Baglioni soprattutto, nel brano “Se Guardi Su” accompagnano le voci dei due attraverso una parte corale davvero molto coinvolgente. Il sodalizio con Baglioni è ultraventennale attraverso la creazione di vari album musicali come “Crescendo “, “Cercando”, ” A colori”.

Tante anche le collaborazioni estere con una partecipazione annuale al Festival del Jazz in Francia, tra Parigi e in varie città della Provenza, li ha portati a esportare la tradizione musicale partenopea con una rivisitazione in chiave blues/ jazz, che è stata ed è tutt’ora un’importante chiave di svolta del loro lavoro. Quest’anno il Festival del Jazz ci sarà il 7 maggio ed avranno altri concerti a luglio in Italia.

Nel corso degli anni il gruppo Baraonna ha cambiato parte dei membri, aggiungendo due nuove coriste Daphne Nisi ed Eleonora Tosto, ad oggi insieme alle sorelle di Vito e Delio, parte integrante del gruppo.

I momenti tanti coinvolgenti ed emozionanti avuti durante gli anni trascorsi sul palco sono stati in particolar modo toccanti per Vito, tra cui la nascita dei figli, in merito alla quale ci racconta un curioso aneddoto: “Sopraffatto dall’emozione per la nascita del mio secondogenito, non ero in condizioni di poter cantare e vennero in mio soccorso gli altri componenti del gruppo che mi supportarono con la loro voce. Infatti, avendo ricevuto la notizia della nascita di mio figlio poco prima, la mia voce era rotta dall’emozione e anche il pubblico si emozionò di rimando. Alla fine la nostra esibizione fu apprezzata ancora di più anche per questo fuori programma”

I Baraonna è ormai un gruppo storico, che ha dato tanto e dà ancora tanto alla musica restando fortemente legato alle proprie tradizioni. Un esempio di come con  tenacia e volontà si possono perseguire le proprie passioni e raggiungere importanti traguardi, nella speranza di portarli rivedere un giorno anche ad Eboli, nella loro città, per chiudere il cerchio iniziato quasi 30 anni fa.

A cura di Mariaconcetta Piccinino

CHE DICI?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *