Negli Stati Uniti, negli anni ’60, le lotte si polarizzarono contro la Guerra del Vietnam: un sanguinoso conflitto che vedeva gli USA impegnati a combattere l’unificazione tra Vietnam del Nord e Vietnam del Sud, dal momento che al Nord vi era un governo comunista, mentre al Sud vi era un governo filoamericano. Il timore principale era quello di una possibile unificazione del Vietnam sotto un regime comunista, che si sarebbe potuto poi diffondere anche in altri Stati asiatici.
Alle proteste degli hippie e degli studenti contro questo conflitto, si affiancarono le battaglie dei neri per il riconoscimento dei loro diritti civili.La condizione di vita delle persone di colore in America era, infatti, tutt’altro che semplice: la guerra civile portò all’abolizione ufficiale della schiavitù, ma non pose certo fine alla discriminazione ed al razzismo. Le battaglie per il riconoscimento dei diritti civili ai neri si dividevano sostanzialmente in due filoni: quello pacifista di Martin Luther King, che auspicava l’uguaglianza tra i popoli (celebre il suo discorso I have a dream) ed il filone più intransigente delle Pantere Nere, che chiedeva la formazione di un potere nero (Black Power), contrapposto a quello dei bianchi. Quest’ultimo era guidato da personalità come Angela Davis, e Malcolm X.
Il 1968 può essere considerato un anno chiave per entrambi i movimenti e fu caratterizzato da alcuni degli eventi che maggiormente segnarono il decennio: l’assassinio di Martin Luther King Jr. e di Robert F. Kennedy, ed il pugno chiuso dei velocisti statunitensi Tommie Smith e John Carlos – immortalata, questa protesta silenziosa è poi diventata una delle immagini più famose del Novecento.
LE PROTESTE DELLA COLUMBIA – All’interno del quadro ben più ampio lasciatoci dal 1968 statunitense, degne di nota sono le proteste degli studenti della Columbia University. Nel 1967, Bob Feldman, un attivista dello Students for a Democratic Society (SDS), si imbatté in un contratto segreto tra la Columbia e l’Institute for Defence Analyses (IDA) che descriveva l’affiliazione istituzionale a scopo di ricerca su armi e mezzi militari per il Dipartimento della Difesa a sostegno del coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam. Tale scoperta diede il via ad una campagna anti-guerra dell’SDS la cui richiesta principale era il termine dei rapporti della Columbia con l’IDA. Contemporaneamente si protestò anche contro la proposta di costruire una nuova palestra nel Morningside Heights, il parco di Harlem – un quartiere prevalentemente abitato da persone di colore – poiché, non solo sarebbe stata costruita su un parco pubblico, ma, i residenti di Harlem avrebbero avuto un accesso limitato alla struttura tramite una “porta di servizio”. Gli studenti ed i membri della comunità interessata interpretarono ciò come un atto discriminatorio e, quindi, come un tentativo di eludere il Civil Rights Act del 1964 – una recente legge federale che vietava le strutture di segregazione razziale.
Il 23 aprile, le proteste portarono i membri dell’SDS e gli studenti della Student Afro Society (SAS) all’occupazione di Hamilton Hall, principale edificio accademico della Columbia.
La mattina dopo l’occupazione di Hamilton Hall, gli studenti dell’SAS chiesero agli studenti, prevalentemente bianchi, dell’SDS di andarsene. Decisione dettata dal fatto che i loro obiettivi e metodi differivano in modo significativo. Mentre entrambi i gruppi condividevano l’obiettivo di impedire la costruzione della nuova palestra, l’obiettivo generale dell’SDS includeva anche la mobilitazione contro il sostegno dell’università alla guerra. Per i membri dell’SAS era di grande importanza che non vi fosse distruzione di file e proprietà personali nelle facoltà e negli uffici amministrativi di Hamilton Hall, poiché ciò avrebbe rafforzato gli stereotipi negativi – allora popolari nei media – che già affliggevano le persone di colore. Inoltre, gli studenti afroamericani sapevano che la polizia non sarebbe stata così violenta nei confronti di un gruppo di studenti neri per evitare rivolte a causa della recente uccisione di Martin Luther King Jr.. I due gruppi raggiunsero un accordo e gli attivisti dell’SDS lasciarono Hamilton Hall trasferendosi alla Low Library, occupando poi altre aree.
Tra i vari disordini, la protesta durò fino alle prime ore del mattino del 30 aprile 1968, quando gli agenti del dipartimento di polizia di New York City fecero irruzione. L’edificio occupato dagli attivisti dell’SAS fu sgomberato pacificamente, lo stesso non si può dire per il resto degli edifici occupati: l’operazione delle forze dell’ordine causò il ferimento di 132 studenti, quattro membri della facoltà, dodici agenti di polizia e oltre 700 arresti. Alle proteste di aprile seguì un secondo movimento di protesta nel maggio dello stesso anno caratterizzato dal medesimo modus operandi – occupazione di Hamilton Hall – e dal medesimo epilogo – arresti e violenza da parte della polizia.
Infine, però, le proteste di aprile e di maggio e le violenze subite dagli studenti non furono affatto vane: i piani per la realizzazione della palestra furono ritirati e l’università si dissociò dall’IDA, interrompendo, quindi, la collaborazione alla ricerca su armi e mezzi militari per il Dipartimento della Difesa.
Leggi anche —> “Il maggio Francese”
Francesco Albanese