Alla riscoperta del nostro territorio: da Eboli a Santa Cecilia, la vera storia di “Femmina Morta”

Continua il nostro viaggio, grazie alla collaborazione di Raffaele Ciaglia gestore di “Le nostre Bellezze Sconosciute” e sempre alla ricerca di luoghi della Campania e della Basilicata a cui ridare lustro e visibilità, nel riscoprire le tante bellezze che la storia ha lasciato sul nostro territorio.

Inoltre analizziamo i personaggi e dei mestieri simbolo delle varie comunità e che oggi non sono più di uso comune. In questo articolo parleremo della vera storia di “Femmina Morta”

LA SUPERSTIZIONE/LEGGENDA – Da qualche generazione si racconta come in questo tratto di strada che collega il centro di Eboli alla periferia di Santa Cecilia, sia morta una donna mentre era al volante e che se si guarda nel punto dell’incidente, l’entità di questa persona si materializzerà all’interno della vostra auto.

Una leggenda, un mito, usato perlopiù per ‘spaventare’ i neo patentati e dissuaderli dal correre o distrarsi in un tratto di strada fatto di curve molto pericolose.

LA VERA STORIA – La Contrada femmina morta prende questo nome molti secoli orsono. Infatti, nella boscaglia di quella zona, fu rinvenuta da un pastore la testa di una donna trucidata, e avvolta in un grosso panno.

Erano i tempi del Brigantaggio, che spesso si nascondevano nel vicino bosco di Persano, confinante col fiume sele che si trova appunto tra le due aree. Erano anche i tempi della grande delinquenza: per esempio, tra i briganti di quelle zone, si fa ricordare il nome del Bandito Mangone il quale dopo esser stato catturato fu trasportato in piedi su un carro agricolo, e processato a Napoli nella Piazza Mercato.

Quest’ultimo, responsabile di tanti omicidi e violenze, oltre che di quattrocento deflorazioni di donne vergini fu anche accusato di essere il carnefice della donna di cui fu ritrovata solo la testa. Come punizione, il suo corpo fu trucidato con tenaglie di fuoco che strapparono le sue carni.

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