Tradizioni & Curiosità: Napoli, la maledizione del palazzo “Donn’Anna” e il principe di Teora

Sorge poggiato sulle sponde che affacciano sul Golfo di Napoli, il palazzo Donn’Anna e ancora lì, silenzioso come un’aquila appollaiata mentre i venti del mare lo accarezzano e i le acque lo sfiorano. Avvolto fra miti e leggende chiunque abbia visitato le sue stanze raccontano di fantasmi che lo abitano.

  • Inizio delle leggende

Giovanna II d’Angiò-Durazzo (1371 – 1435) diventò regina di Napoli dopo la morte del fratello Ladislao I. quando salì al potere con lei portò i numerosi amanti. Tra i più famosi si distinguono Pandolfello Piscopo, detto Alopo per la calvizie. Giovanna intrecciò legami politici e sentimentali e i primi consiglieri furono i suoi amanti cortigiani, mentre iniziavano la scalata verso il potere. Quando Alopo fu assassinato per mano del secondo Marito di Giovanna, intrecciò un’altra relazione con Sergianni Caracciolo.

Giovanna II d'Angiò, la regina spregiudicata e lussuriosa | L'HuffPost
Giovanna II d’Angiò-Durazzo

Si racconta che avesse molti amanti di ogni estrazione sociale, e per salvaguardare il suo buon nome non esitava ad assassinarli non appena si fossero presentate le condizioni. Gettava i suoi amanti in una botola segreta all’interno di Castel Nuovo, meglio conosciuto come Maschio Angioino, e venivano poi divorati da mostri marini.

  • La maledizione del palazzo Donn’Anna

La regina Regina Giovanna II trascorse alcune notti con il suo amante pescatore chiamato Beppe, all’interno del palazzo chiamato la Sirena, quello che il giovane amante non sapeva che da quella villa, per salvaguardare il nome della regina, non sarebbe uscito vivo. Cadde da una botola costruita a picco sul mare e morì. La suo giovane sposa di nome Stella lanciò una maledizione sul palazzo che avrebbe colpito chiunque vi soggiornasse. La famiglia dei Ravaschieri nel 1571 vendettero il palazzo la Sirena a Luigi Carafa di Stigliano, e la nipote Donna Anna Carafa lo fece demolire e ricostruire dall’Architetto Cosimo Fanzagoe dandogli il suo nome. Di Anna Carafa, la scrittrice Matilde Serao scrive:

“Era lei la più nobile, la più potente, la più ricca, la più bella, la più rispettata, la più temuta, lei duchessa, lei signora, lei regina di forza e di grazia”.

Anna Carafa della Stadera - Wikipedia
Anna Carafa

Di certo era una donna molto ricercata dalle casate nobili considerata “la prima dote d’Europa” grazie alle sue ricchezze. Andò in sposa al Viceré di Napoli Don Ramiro Guzman Duca di Medina Las Torres. Donna Carafa aveva il disprezzo negli occhi e non disdegnava mai di ostentare le sue ricchezze e il suo potere durante i numerosi ricevimenti al palazzo Donn’Anna. Organizzò uno spettacolo teatrale in cui tutti gli ospiti erano gli attori stessi, secondo la moda francese diffusa a quel tempo, a prenderne parte fu anche la nipote del marito, la bellissima e seducente spagnola Donna Mercede de Las Torras.

Lei interpretò la schiava che salvò il suo amato e prima di morire era previsto un bacio appassionato. Il prescelto fu Principe Gaetano di Casapesenna la tragedia teatrale riscì benissimo fra gli applausi dei partecipanti restò interdetta la Carafa poiché il principe era in realtà il suo amante.

Le due donne ebbero un’accesa discussione e durante la notte Mercede de Las Torras scomparve senza lasciare traccia. Le rivolte popolari costrinsero il viceré a fuggire lasciando Anna Carafa da sola a napoli dove morì il 24 ottobre 1644 nel palazzo De Mari Carafa a Portici.

  • Il palazzo Donn’Anna consacrato alla storia

Ad Anna Carafa succedette il figlio Nicola María de Guzmán Carafa che morì nel 1689, lasciando il palazzo Donn’Anna alla mercé dei ladri. Gli eredi del duca di Medina Coeli dalla terra spagnola, non ebbero interesse sul palazzo, che iniziò a cadere a pezzi le sale barocche i meravigliosi lampadari andarono in rovina durante il terremoto del 1688. Confiscato dal fisco, nei primi anni del ‘700 venne acquistato da Carlo Mirelli, principe di Teora e marchese di Calitri nonché consorte di Maddalena Giuseppa Carafa di Stigliano. È posta ancora sul grande arco della facciata del mare una lapide che ricorda Carlo Mirelli, e ancora oggi porta il nome “discesa dell’Arco Mirelli” impervia china.

Nel 1807, l’edificio fu acquistato da Mattia Durante, l’allargamento di via Posillipo comportò l’abbattimento di una parte del palazzo. altre famiglie ne acquisirono i diritti come i Manzi, i Geiser e la Banca d’Italia. Abbandonato di nuovo fu ripreso nel 1901 quando venne proposto come albergo e nel 1902 Nicola Breglia lo restaurò e venne poi adibito a condominio.

  • Curiosità

Ancora oggi molti sostengono di vedere i fantasmi degli amanti traditi dalle donne del palazzo Donn’Anna.

Laura Piserchia

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