Cosa sta succedendo in India? La rivolta agraria dimenticata dai media italiani (FOTO)

Il Governo centrale di New Delhi ha approvato nuove leggi agrarie volte a cancellare le norme che regolano l’acquisto dei raccolti, privatizzando l’emporio e dandolo in mano ai magnati indiani amici del Primo ministro Modi, tra questi ci sono anche tycoon come Mukesh Ambani.

Il governo afferma che queste riforme accelereranno la crescita del settore attraverso gli investimenti dei privati nella costruzione di infrastrutture e catene di approvvigionamento per i prodotti agricoli nei mercati nazionali e globali. Ma, sappiamo bene che in Italia e in altri paesi d’Europa come la Francia, la privatizzazione e il neoliberismo hanno portato al fallimento di piccole aziende nel settore agricolo promuovendo lavoro in nero, caporalato e favorendo le organizzazioni mafiose. Sono norme simili a quelle che nelle nostre zone hanno portato il datore di lavoro a preferire l’immigrato con stipendi popolari e prestazioni migliori.

LO SCIOPERO DEI PUNJABI – I contadini indiani, in primis nello stato del Punjab e dell’Haryana, hanno indetto un sciopero protestando prima pacificamente all’interno del proprio stato decidendo, poi, di mostrare il proprio dissenso largamente condiviso dall’intera nazione marciando verso la capitale. La polizia ha cercato di fermare le proteste usando cannoni ad acqua e gas lacrimogeni, bloccando la strada con barricate, e scavando fosse sulla via che porta a Delhi.

I Punjabi sono gli abitanti del Punjab o Panjab. Questo è uno stato nel nord-ovest dell’India che fa parte di una più grande regione storica oggi divisa tra più regioni-stato: Punjab Occidentale in Pakistan, Punjab Orientale in India, Haryana e Himachal Pradesh. Comprende, quindi, quel vasto territorio che va da Peshawar, una città pakistana nelle vicinanze di Kabul ( Afghanistan ), fino a New Delhi. Il nome deriva dal persiano ‘ pan ’ ( cinque ) e ‘ aab ’ ( acqua ), e significa per l’appunto terra dei cinque fiumi. Il Punjab è infatti uno stato agricolo con una fertilità terrena senza uguali nel mondo. Il raccolto più importante è il frumento.

L’odierno Stato indiano è in prevalenza di religione Sikh. Fondata dal Guru Nanak Dev, il Sikhismo è una fede di fortissimo carattere umanitario nata e sviluppatasi all’inizio della seconda metà del millennio scorso. Tra i pilastri di questo credo ci sono l’impegno a un lavoro onesto, la preghiera e la condivisone della propria ricchezza; ma anche valori e condotte nobili come uguaglianza, fraternità, servizio a favore dei bisognosi, e la lotta per la giustizia e per i diritti dell’oppresso. Molti Punjabi e Sikh, soprattutto, sono passati alla storia come valorosi eroi e martiri rivoluzionari.

PUNJABI E SIKH IN ITALIA – In Italia i Sikh vengono erroneamente definiti come gruppo etnico e non religioso, e spesso viene ignorato il fatto che tra i Punjabi ci siano anche molti induisti e musulmani. La loro presenza in Italia si registra a partire dalla Seconda guerra mondiale. Arruolati nell’esercito anglo-indiano del Raj britannico, gli indiani Sikh, insieme ai loro connazionali induisti e musulmani, costituivano l’Ottava Armata Britannica che combatté al fianco degli Alleati durante la campagna d’Italia (1943 – 1945).  Agli inizi degli anni novanta si sono insediati, soprattutto in Pianura Padana e nell’Agro Pontino, diverse comunità indiane Punjabi per soddisfare la fortissima richiesta di manodopera nel settore agricolo e dell’allevamento per l’industria lattiero-casearia, in quanto queste erano specialità destinate a sparire dal territorio per via dello scarso interesse della giovane forza lavoro italiana.

Questi Punjabi, sono figli e nipoti degli stessi contadini in marcia per New Delhi. È gente – di un’India postcoloniale sfigurata e mutilata – scappata da genocidi ( Nuova Delhi 1984), disuguaglianze, povertà e da una cattiva amministrazione che ha portato numerosi contadini a prediligere il suicidio e il “San Martino” verso Occidente.

Ora, si sta protestando contro leggi agrarie intente a imitare il fallimentare e disumano progresso del “Primo mondo”. Negli ultimi giorni, il Governo Modi sta violando i diritti umani dei manifestanti permettendo alla polizia di far violenza su di loro.

In collaborazione con Shahid Bhagat Singh

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