Eboli, completata la guaina del tetto degli alloggi ERP. Ginetti: “Le cose si risolvono, poi bisogna averne cura”

Completati i lavori di rifacimento della guaina del tetto degli alloggi ERP in via Sacro Cuore n.2, ad Eboli.

Il condominio, di cui ci siamo occupati la scorsa estate, ospita circa 11 famiglie che da tempo chiedevano all’amministrazione comunale alcuni lavori di manutenzione in seguito ad infiltrazioni d’acqua che stavano praticamente costringendo i residenti a vivere nella muffa.

Dopo un lungo tira e molla durato mesi, con i condomini da una parte che esigevano come ordinaria manutenzione che i lavori venissero svolti e l’amministrazione dall’altra che ricordava come finchè non fossero stati pagati gli oneri cosa che molti residenti evitavano di fare, i lavori non sarebbero stati effettuati.

Ebbene da qualche giorno l’opera di riparazione del tetto è stata completata per la gioia dei residenti e dell’assessore alla manutenzione Ennio Ginetti, che ha supervisionato i lavori dall’inizio alla fine: “La guaina del tetto è stata rifatta come avevamo promesso, superati gli aspetti burocratici delle inadempienze dei residenti. L’amministrazione – spiega l’assessore – cercherà sempre di andare incontro alle esigenze dei cittadini, con i tempi e le risorse che ci vogliono ma, allo stesso modo, tocca anche ai cittadini avere cura di ciò che gli viene messo a disposizione. La cosa pubblica va rispettata e tutelata più di quella privata”

Il costo dei lavori ammonta a circa 4600 euro e così dopo oltre 5 anni di condizioni disagiate le 11 famiglie potranno finalmente avere un tetto decente sulle proprie teste.

L’unico nodo ancora da sciogliere resta quello riguardo la riattivazione dell’ascensore, per cui sono previsti altri 5600 euro di spesa, per un totale che ammonterebbe a circa 11mila euro: “La ditta sta aspettando che i condomini facciano l’allaccio della corrente cosa che finora non è avvenuta – spiega ancora Ginetti – cosa molto importante sarà anche quella di non utilizzare più l’ascensore come se fosse un montacarichi”.

Filippo Folliero

 

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