Palazzo Massaioli vietato ai disabili: che soluzioni si potrebbero adottare?

Non c’è posto per i disabili, non a Palazzo Massaioli. Come riportato questa mattina anche dal quotidiano “La Città” distanza di oltre un anno dalle prime segnalazioni in merito alla non agibilità per i disabili del palazzo in via Umberto Nobile che ospita la sede del Piano Sociale di Zona, la situazione non è cambiata. Infatti, i diversamente abili, oltre agli uffici del Piano Sociale di Zona, non possono accedere neanche ai vari settori degli uffici delle politiche sociali, spostati circa due anni fa dal municipio a palazzo Massaioli, a causa della mancanza di un ascensore che non permette alle persone in carrozzella di poter ‘affrontare’ i 25 gradini che li separano dai servizi che offrono gli uffici del palazzo in via Umberto Nobile.  Gli uffici del Piano di Zona, tra le tante competenze, si occupano anche di intervenire su casi di disabilità e il disagio che si è venuto a creare con i ragazzi diversamente abili nel raggiungere facilmente gli uffici per discutere ed esporre i loro problemi è purtroppo una realtà con cui i disabili si confrontano quotidianamente.

Circa un anno fa il primo a segnalare questo problema fu il consigliere di opposizione, Damiano Cardiello, che negli ultimi giorni è tornato a parlare di questa annosa situazione:“I diversamente abili continuano a ritrovarsi venticinque scalini che gli impediscono di raggiungere i settori. Dispiace per questi ragazzi – prosegue Cardiello – qualcuno aveva annunciato addirittura dimissioni nel caso l’ascensore non fosse arrivato entro 3 mesi a partire da gennaio 2017, ma nulla di tutto ciò è avvenuto. Sarebbe stato il minimo da fare per rispetto a questi ragazzi”.

Il problema più comune per l’abbattimento delle barriere architettoniche attraverso l’installazione di un ascensore è trovare lo spazio per il posizionamento dell’impianto. I vani scale dei vecchi palazzi, infatti, spesso non presentano l’area sufficiente per l’inserimento di un elevatore. Le soluzioni, potrebbero essere due: una consiste nell’installazione, se il giro scala lo permette, di una piattaforma elevatrice dai minimi ingombri, solo 74 cm di larghezza; l’altra consiste invece nel taglio dei gradini delle scale così da allargare il giro scale e creare quindi lo spazio necessario per l’inserimento dell’impianto elevatore.

Nel veronese, in un condominio è stata applicata la prima soluzione. La soluzione del taglio dei gradini, invece, risulta essere un po’ più invasiva ma permetterebbe l’installazione di ascensori più larghi. Dopo oltre un anno di attesa, i ragazzi diversamente abili sono lì speranzosi che venga trovata al più presto una soluzione per venire incontro alle loro esigenze.

Filippo Folliero

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