La destra italiana è uno schieramento estremamente variegato, nel quale si possono identificare principalmente due correnti principali. La prima è quella della destra liberale, spesso di visione europeista e che si identifica da oltre venti anni nella figura di Silvio Berlusconi. La seconda corrente è quella nazionalpopulista, col grande quesito però del più importante partito italiano in termini di sondaggi, ovvero la Lega di Matteo Salvini che dopo aver mutato pelle dall’indipendentismo padano al populismo a scala nazionale, sta spingendo verso un accentramento politico sempre più evidente, prendendo lentamente il posto di partiti più moderati come Forza Italia di Berlusconi, sempre più in affanno.
- La destra liberale, la nascita e l’ideologia di FI
Queste due anime sono sempre state presenti nella storia della destra italiana, almeno dal dopoguerra in poi e sussistono tutt’oggi. Per quanto riguarda la destra liberale ci limitiamo a riprendere le varie dinamiche che si sono succedute a partire dal 1994 in poi, ovvero dall’anno di fondazione di Forza Italia. Ciò però non significa che l’anima liberale non esistesse prima, anzi, ma era inglobata in altre formazioni molto più ampie, che non si dichiaravano per forza di centro-destra. La più importante di queste formazioni è senza dubbio la Democrazia Cristiana, una formazione perlopiù centrista ma spiccatamente anticomunista (con l’eccezione del periodo Moro).
Tra le varie ideologie di Forza Italia ritroviamo infatti un forte senso filoeuropeista, tipico anche dell’esperienza democristiana, il liberalismo, sfumature che ritroviamo nella DC, così come il costante riferimento alle tradizioni e ai valori religiosi. Il nome stesso del partito, Forza Italia, è un riferimento esplicito allo slogan utilizzato dalla DC per le elezioni del 1987.
La nascita di Forza Italia è strettamente correlata a quella di Fininvest, la holding dello stesso Berlusconi. Tra le varie personalità che fondarono il partito, oltre al presidente, c’era Marcello dell’Utri, figura senza dubbio controversa, attualmente recluso per essere stato una figura chiave nella facilitazione in varie trattative Stato-mafia tra vari capi mafiosi e, tra gli altri, anche il presidente Berlusconi. Altra figura importante che spicca tra i fondatori del partito è quella di Antonio Tajani, ex Presidente del Parlamento europeo dal 2017 al 2019 e vicepresidente del Partito Popolare Europeo (PPE).
- Le elezioni
Forza Italia si presenta alle elezioni del 1994, ottenendo il 21% e affermandosi come il primo partito italiano, imponendosi anche sulla Lega Nord, sua alleata nella coalizione del Polo della Libertà. L’ottima vittoria però non diede un solido consenso in seno al Governo Berlusconi, che cadde dopo pochi mesi a causa di scontri con la Lega Nord di Umberto Bossi.
Alle politiche del 1996 Forza Italia si allea con altri partiti, Alleanza Nazionale, Cristiani Democratici Uniti e il Centro Democratico Democristiano, escludendo quindi la Lega, accusata di aver acuito gli attriti e di aver quindi fatto cadere il primo Governo Berlusconi. Questa volta il Polo non riuscì ad aggiudicarsi il Governo, che andò al centro-sinistra di Romano Prodi. Il fallimento spinse Forza Italia e la Lega Nord a trovare un’intesa, con quest’ultima che attenuò di molto le proprie richieste secessioniste. Il Polo originario si ricostituisce, prendendo il nome di Casa delle Libertà.
Una nuova alleanza tra FI, Lega, CCD, CDU, Nuovo PSI, i Repubblicani e AN viene stretta in occasione delle elezioni del 2001, confermando la scelta della Casa delle Libertà. La coalizione porta i suoi frutti e Berlusconi diventa Presidente del Consiglio poiché leader dell’anima di maggiore peso. Alle Politiche del 2006, Forza Italia rimane il portavoce principale della Casa delle Libertà, ma per meno di 30.000 voti deve accettare la sconfitta e la vittoria del rivale del centro-sinistra Romano Prodi.
- Il Popolo della Libertà
Alle elezioni di due anni dopo, Berlusconi dà vita al Popolo della Libertà (PdL) che si allea con la Lega Nord e AN, vincendo le elezioni. Berlusconi diventa quindi Presidente del Consiglio per la terza volta fino al 16 novembre 2011. Il passaggio definitivo del testimone tra Forza Italia e il PdL avviene nel novembre 2008 ed è la sintesi di due partiti: FI e AN, trovando in Gianfranco Fini un alleato strategico. Il passaggio conferma le redini nelle mani del “Cavaliere”.
Nel PdL non sono però mancati i mal di pancia interni sin dall’inizio e in particolare tra Fini e Berlusconi sia sulla questione dei migranti (con Fini favorevole a concedere il voto a quest’ultimi) e sull’abuso, secondo lo stesso Fini, di alcuni dispositivi legislativi come il voto di fiducia. La crisi si acuisce ed era ormai impossibile risanarla. L’apice dello scontro si ha in occasione della prima Direzione Nazionale del PdL in cui Berlusconi “caccia” l’ex presidente di AN (riprendendo le parole di Fini) che fonda Futuro e Libertà per l’Italia, un altro partito di destra liberale. Il Governo Berlusconi IV entra in una lenta agonia e perde pezzi importanti in Parlamento. Berlusconi rassegna le proprie dimissioni al Presidente Napolitano il 12 novembre 2011.
- La “nuova” Forza Italia
Dopo averlo sostenuto, il PdL uscirà dal Governo Letta nel 2013 , anno di fondazione della nuova Forza Italia, fondata il 16 novembre 2013. La nascita del nuovo partito, che riprende i valori e i simboli della prima Forza Italia è la conseguenza della scissione all’interno del PdL tra Berlusconi e Angelino Alfano, con quest’ultimo che fonda il Nuovo Centrodestra (NCD). Alle politiche del 2018 la destra si presenta in coalizione, con Forza Italia – che ottiene il 14% – che si colloca subito dietro la dirompente Lega di Salvini, divenuto ormai un partito nazionalpopulista.
- La destra nazionale
La seconda anima principale della destra è quella nazionale, spesso contraria ai diktat provenienti da istituzioni sovranazionali e in particolare quelle europee. Se scegliamo di seguire una cronologia puramente storica a partire dalla fine del Secondo conflitto mondiale, il maggiore partito della destra nazionale è stato il Movimento Sociale Italiano- Destra Nazionale (MSI-DN).
L’MSI è stato fondato nel 1946 da alcuni reduci dell’esperienza fascista, in particolare il giornalista Pino Romualdi, già vicesegretario del Partito Fascista Repubblicano e Giorgio Almirante, figura di spicco di tutta la destra nazionale fino al 1988, anno della sua morte.
Nel 1948, l’MSI ottenne lo 0,89% al Senato il 2,01% alla Camera, che permise a sei deputati di essere eletti, tra cui Almirante. Quest’ultimo è l’anello di congiunzione tra due anime contrastanti all’interno del partito, quelli più moderati e quelli che spingevano per un’esperienza che ricordasse sempre più il fascismo. A partire dal 1950, il partito conobbe vari arresti eccellenti di alcuni esponenti, accusati di voler ricostituire il PNF. La dissoluzione del Partito dell’Uomo Qualunque, un partito trasversale con forti venature di destra favorì il MSI. Alle politiche del 1953, i missini riescono a triplicare il loro consenso, ottenendo quasi il 6% dei voti, ovvero 29 seggi.
Nel 1960, il MSI decise di praticare la via della maggioranza di governo (anche se aveva votato la fiducia ai governi Zoli e Segni II), sostenendo il Governo Tambroni della DC, che durò pochissimo. Il partito convocò un congresso a Genova dove vi furono violenti scontri tra la polizia e i manifestanti. Il MSI venne sempre più escluso dall’ “arco costituzionale” (i partiti che contribuirono alla stesura della Costituzione).
Se avanziamo nel tempo, nel 1972, l’MSI, in coalizione col PDIUM (Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, che si sciolse nello stesso anno) ottenne quasi il 9% alla Camera e il 9,2% al Senato, confermando la crescita del partito. Nel 1975, Almirante diede vita alla “Costituente di destra”, in contrasto con l’esclusione del MSI dall’arco costituzionale. La Costituente aveva una chiara funzione anticomunista.
Nel 1987 Almirante, acciaccato da problemi di salute, lascia la direzione del partito e le primarie videro Gianfranco Fini prendere le redini del partito.
Gli anni 90 furono spesso bui per il partito, sempre più in declino. Su impulsione di alcune personalità del mondo accademico come il politologo Domenico Fisichella, venne creata l’Alleanza Nazionale, un’unione tra l’MSI e altre formazioni minori di varia natura, tra cui alcune anime liberali. Con la svolta di Fiuggi del 1995, l’MSI venne sciolto e venne fondato il partito Alleanza Nazionale
- Alleanza Nazionale
La prima Alleanza Nazionale appoggiò il Governo Berlusconi I, partecipando al Polo del Buon Governo, una coalizione tra AN e Forza Italia. Con la vittoria di Berlusconi, ben cinque ministeri andarono ad AN. Nel 1996, AN, strutturata ormai in partito, non riesce a salire al governo, ma diventa il terzo partito d’Italia, ottenendo il 15,66%.
Alle politiche del 2001, la Casa delle Libertà, che includeva AN, vince le elezioni e va al governo, ma AN diventa il quarto partito italiano. AN si contraddistingue nel panorama politico italiano per delle misure che lasceranno il segno come, ad esempio, la legge Bossi-Fini sui flussi migratori. Con Gianfranco Fini si ha uno strappo con una certa area più intransigente. AN diventa un partito di governo, moderato e lontano da certe impulsioni neofasciste.
In occasione delle elezioni del 2006, AN va all’opposizione con FI, ottenendo poco più del 12%, sufficiente per diventare il terzo partito italiano. Le relazioni tra AN e Berlusconi diventano sempre più tese, ma nel 2008 AN aderisce al progetto del Popolo della Libertà, soggetto politico che vincerà le elezioni con quasi il 38% (47% per la coalizione di centro-destra). AN rientra con forza nella maggioranza. Nonostante la vittoria, le incomprensioni tra AN e FI aumentano. L’ultimo congresso di AN si tiene nel marzo 2009, anno in cui il partito venne sciolto.
- Fratelli d’Italia
Fratelli d’Italia (FdI), partito fondato nel 2012, riprende l’esperienza di AN e del MSI. Nel 2014, anno in cui Giorgia Meloni diventa segretaria, il partito assume il nome di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (fino al 2017, anno in cui è sparita anche la dicitura MSI dal simbolo).
Si tratta di un partito dalle chiare visioni nazional-conservatrice e sovraniste che si colloca spesso all’estremità destra dell’arco parlamentare. Il partito si è sempre contraddistinto per le sue posizioni intransigenti e radicali su alcune tematiche come l’opposizione allo ius soli, all’eutanasia e ad altri dibattiti dei nostri giorni. È contro al reato di tortura (in caso di tortura delle forze dell’ordine) e appoggia la legge sulla legittimità difesa.
Alle elezioni del 2013 entra nella coalizione di centro-destra, ma al di fuori dal PdL, ottenendo poco meno del 2%. Alle elezioni del 2018, che hanno visto trionfare il M5S, FdI ottiene il 4,35% alla Camera (32 seggi) e il 4,26% al Senato (18 seggi). I sondaggi mostrano una crescita esponenziale del partito da quando la Lega è andata al governo con il M5S (Governo Conte I) e ha perso consensi. Alcuni sondaggi darebbero FdI ad oltre il 17% dei consensi.
- Lega
In ultima analisi prenderemo in considerazione quella che oggi è diventata la Lega di Matteo Salvini. Anche se dal 2018 il partito è conosciuto semplicemente come Lega per Salvini Premier, il nome ufficiale del partito principale è Lega Nord per l’Indipendenza della Padania.
Negli anni 80, alcune regioni del Nord-Italia, e in particolare il Veneto e la Lombardia, pullulavano di piccoli partiti indipendentisti e federalisti. Alle elezioni del 1983, la Liga Veneta riesce a fare eleggere un deputato e un senatore. Nel 1987, la Liga Lombarda riesce a far eleggere in Senato il suo segretario, Umberto Bossi. Le elezioni europee del 1989 costituiscono il primo tentativo di unificare le due esperienze nella Lega Lombarda – Alleanza Nord.
L’esperienza si concretizza con la nascita il 4 dicembre 1989 della Lega Nord, una federazione di sei partiti. Lo scopo principale del partito era il federalismo, diventato poi una vera e propria domanda di secessione e d’indipendenza.
In occasione delle elezioni politiche del 1994, la Lega decide di stringere un’alleanza con Silvio Berlusconi, quest’ultimo costretto a guidare una coalizione multiforme visto che al Sud la Lega non era ovviamente presente. Grazie a questa coalizione, la Lega Nord entra nel Governo, anche se questo cadrà dopo poco. Le relazioni tra la Lega e Berlusconi si acuiscono, con accuse reciproche per il fallimento e di non aver mantenuto la promessa sul federalismo. In occasione delle elezioni del 1996, la Lega decide di presentarsi da sola, riuscendo a conquistare oltre il 10% dei consensi. La scelta di andare da soli sarà fatale a Berlusconi, che perderà contro Prodi.
Alla fine degli anni 90, la Lega Nord conosce un periodo di crisi. Il partito decide quindi di rientrare nei ranghi della Casa delle Libertà con FI e AN. La Lega va al governo, ma ottiene solo il 3,9%.
In occasione delle elezioni del 2006, la Lega decide di aderire ancora una volta alla CdL. La grande novità e che la Lega inizia ad aprire al Sud e in particolare al Movimento per le Autonomie. Tuttavia, la Lega si deve accontentare di andare all’opposizione. Alle elezioni del 2008, la Lega risulta essere decisiva a far vincere ancora una volta Berlusconi, ottenendo l’8,30% alla Camera e l’8,06% al Senato. Nel 2012, la magistratura inizia ad indagare sulle casse del partito e sull’utilizzo improprio di fondi pubblici. Vengono coinvolti il tesoriere, Francesco Belsito e la stessa famiglia Bossi e altri esponenti di spicco. Bossi si dimette da segretario del partito e Roberto Maroni prende il suo posto.
Dopo il ciclone giudiziario, la Lega si presenta alle elezioni del 2013 in coalizione col PdL ma la sconfitta sarà amara. La Lega perde la metà dei consensi raggiungendo a fatica il 4% nelle due Camere. Il crollo avviene proprio nei territori identitari della Lega e in particolare il Veneto.
Nello stesso anno si tengono le primarie del partito e Matteo Salvini viene eletto segretario del partito. All’inizio, il nuovo segretario decide di mantenere un profilo antimeridionalista, ma già nel 2014 Salvini fonda il partito parallelo Noi con Salvini che si presenta al Sud. Nel 2015, Salvini si avvicina sempre più all’estrema destra, scendendo in piazza con FdI e Casapound.
Salvini ha quindi il grande merito di aver trasformato una realtà locale, che chiedeva con forza l’indipendenza, in una realtà dal respiro nazionale. Si tratta di una grande strategia di marketing politico, consacrando il carattere nazional-sovranista del partito. In occasione delle elezioni del 2018, cavalcando la “crisi” migratoria, la Lega ottiene il 17% dei consensi nelle due Camere, diventando il secondo partito d’Italia. La Lega decide di entrare nel Governo Conte I con il M5S, per uscirne nell’agosto 2019.
Nel 2017 viene fondato il partito Lega per Salvini Premier, che riprende lo statuto della Lega Nord, ma mitigando le spinte indipendentiste in volontà nazionaliste. A marzo 2021, i sondaggi danno la Lega al 23%.
POLTICA LOCALE, CARDIELLO – Per una migliore comprensione dei vari soggetti politici che animano la destra e il centro-destra, abbiamo posto la solita domanda che contraddistingue questa rubrica a Damiano Cardiello, noto esponente politico locale.
- “Cosa significa per Lei rifarsi oggi alla destra e quali sono i valori in cui si rispecchia?”
“Io sono nato, cresciuto e vissuto nel centro-destra, che è la mia casa. I nostri valori sono quelli di una destra che sia quantomeno popolare in questo momento di grave crisi. C’è bisogno di una destra che sia adatta ai tempi e alle sfide che si presentano. I valori in cui ci rispecchiamo sono soprattutto quelli della sicurezza, del lavoro che bisogna garantire alle future generazioni e anche quello di una priorità da dare alle esigenze degli Italiani che garantisca quel tratto essenziale della destra nazionale – spiega l’avv. Cardiello – Io però vorrei ribadire che non ho alcuna tessera di partito questa volta, nasco come civico. Ci tengo molto a ribadire questa cosa per poter parlare con tutti coloro i quali non hanno degli ideali di centro-destra perché a livello locale contano più le persone che altro”
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Francesco Mirra