Valle del Sele, una ferrovia contro lo spopolamento: ripreso lo storico progetto Eboli-Calitri

Armand Joseph Bayard de la Vingtrie, ingegnere al servizio di re Ferdinando II progettista della Napoli – Caserta, nel 1840 iniziò a studiare il collegamento fra la Campania e la Puglia Formulandone diverse ipotesi intuì che il collegamento ferroviario Napoli Foggia, passata per Eboli-Contursi Terme, attraversava la valle del Sele quella dell’Ofanto congiungendosi con la ferrovia di Barletta con capolinea Foggia era quella la strada più breve per collegare il Tirreno all’Adriatico. I lavori iniziano, ancora oggi è possibile vedere i binari coperti dalla vegetazione che dalla stazione di Contursi Terme si addentrano per due chilometri prima di terminare nei pressi delle terme Forlenza.

Il 27 Ottobre 1861 fu assassinato dai briganti l’ingegnere francese Antoine Aumeras, l’omicidio avvenne sul ponte di Oliveto e l’ingegnere fu seppellito nel vecchio cimitero di Laviano. Nel corso degli anni del 1900 è stato spesso ripreso il progetto, si impegnarono l’onorevole Pietro Amendola, segretario della Federazione comunista di Salerno, Giorgio Almirante, segretario del Movimento Socialista italiano. Il 31 Gennaio del 1953 nel comune di Eboli il sindaco Antonio Cassese, alla presenza dei sindaci della valle del Sele e della valle dell’Ofanto, insieme ai deputati firmò un accordo in cui si chiedeva la ripresa dei lavori della ferrovia.

Oggi, a distanza di oltre mezzo secolo il progetto è stato ripreso da un gruppo di cittadini che ritiene la strada ferrata un’alternativa allo spopolamento, una strada che potrebbe collegare con le grandi città.

Il portavoce Giacomo Rosa spiega:

“Si è aperta una discussione anche in seguito alla visita a Vallo della Lucania del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte intorno alle grandi opere. Alle opere strutturali e infrastrutturali essenziali per un territorio ricco di bellezze naturali storiche e paesaggistiche ed ambientaliste uniche al mondo. Nell’occasione il Presidente ha preso impegno in tal senso facendo proprio il documento presentato dalla Fondazione Grande Lucania alla presenza di oltre 100 Sindaci e rappresentanti delle Istituzioni locali con un’attenzione particolare alla scuola, Ospedali e alle vie di comunicazione. Abbiamo costituito il comitato per riprendere il vecchio progetto ferroviario Eboli – Contursi Terme – Calitri anche per prepararci alla prossima apertura dell’aeroporto Salerno – Costa d’Amalfi”

Pietro Calabrese, appassionato di storia, è stato il primo a parlare del progetto e coinvolgere gli amministratori e i cittadini: “Il progetto faceva parte di quella “cura del ferro”, voluta e messa in atto dal primo governo del regno d’Italia retto da Camillo Benso conte di Cavour. Avrebbe dovuto unire tutte le aree del nuovo Stato unitario. Il costituendo comitato civico, riunitosi per la prima volta a Contursi Terme il 23 dicembre 2019, intende riprendere il predetto progetto perché lo ritiene tuttora valido e foriero di sviluppo per le aree interne della Valle del Sele e di quella dell’Ofanto. Il collegamento più breve tra Foggia (linea adriatica) ed Eboli (linea tirrenica) è ben 75 km più a sud di Napoli. Oggi i treni merci che vanno al nord, la stessa cosa nel percorso inverso, percorrono la linea adriatica e giunti a Foggia sono istradati a Gioia Tauro ed in Sicilia  via Bari-Taranto-Metaponto-Sibari-Castiglione Cosentino-Paola – Lamezia Terme – Gioia Tauro-Villa San Giovanni. Con la ferrovia per le valli dell’Ofanto e del Sele si avrebbe un percorso di circa 100 km in meno tra Foggia e Paola”

Ma, la prima a raccontare questa storia (su suggerimento di Calabrese), fu Laura Piserchia: “Siamo consapevoli che non sarà facile ottenere una linea che collega Contursi Terme a Conza della Campania, servirebbero solo 35 km di ferrovia. Penso che questa sia la soluzione alle numerose problematiche dello spopolamento delle zone interne, i collegamenti, la questione dello spopolamento delle aree interne dopo anni di oblio, sono diventati gli argomenti centrali del dibattito politico e culturale. Presto ci sarà una regressione, le grandi città stanno scoppiando, chi è partito tornerà ad abitare i piccoli paesi e noi che siamo rimasti dobbiamo garantire i servizi ma soprattutto la viabilità”

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